Oggi fa freddo, tira vento e piove una pioggia che vorrebbe essere neve ma proprio non ce la fa. Stanno
smontando il circo; non so se ci sono immagini più forti di un circo in
partenza, per evocare il concetto della festa finita, anzi mi sa che non ce n’è.
Hanno
cominciato ieri a tirare giù il tendone e prima, quando sono passata, i camion
erano in fila quasi pronti. La direttrice fumava, stretta nella giacca a vento
e con le galosce che scivolano nel fango, guardava smontare gli ultimi
tralicci, quelli che sostenevano le luci e il trapezio.
Avevano
anche fatto delle repliche, ché lo spettacolo era piaciuto. Ma infatti è proprio un bello spettacolo avevo
pensato io, uscita dalla prima venerdì scorso. Poi è un circo etico, niente
animali; è uno di quei piccoli circhi che girano come una trottola e dove tutti
fanno tutto.
All’accoglienza
giovani Sandokan in livrea, però senza barba;
mostrano dignitosi il posto assegnato con un gesto del braccio che
sprigiona un leggero odore di sudore dall’unica divisa usata chissà quante
volte prima di esser lavata. La direttrice sta alla biglietteria insieme alla trapezista,
l’acrobata al bar insieme al clown, in una sarabanda di nazionalità.
Poi
calano le luci e diventano re.
Gli
acrobati, i clown, i giocolieri, la trapezista e il mago. Re dello spettacolo,
con la dignità cucita addosso da quei costumi pacchiani di lustrini e dall’espressione
concentrata sul sorriso di scena. Volando sul trapezio o sulla tela bianca,
ballando con i cerchi che scorrono addosso, sempre uno in più, lanciando le
clavette per riprenderle a tempo di musica, spetazzando con la trombetta,
sparendo nel baule.
Per ogni
numero c'è un verso di stupore o una risata sincera dai bambini sulle gradinate.
Perché ai bambini piace proprio andare al circo; già alla biglietteria fremono
d’impazienza, anzi già fremono nel vedere il tendone venir su dal nulla. Di fronte a quel tendone cominciano a immaginare, ipotizzare di alzarsi in volo o lanciare coltelli. Per questo vado volentieri al
Circo, perché 6 euro in fondo son poca cosa, per mantenere vivo un sogno, anche
se poi il sogno leva le tende e se ne va.
No, non ce n'è. E' la finitezza del mondo, un circo che smonta le tende.
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