venerdì 8 marzo 2013

Equitalia



In fondo non mi dispiace andare da Equitalia.
La coda è sempre molto ordinata, nessuno urla e si lamenta. Stanno tutti seduti, con la testa bassa, osservando concentrati il rotolo dei bollettini o delle cartelle esattoriali.
Agli sportelli ci sono solo signore o signorine; sono gentili, sorridono e quando domandano “il prossimo?” lo fanno con un tono rassicurante. Elargiscono informazioni, esplorano la situazione al terminale, sono comprensive e hanno sempre una soluzione rateizzabile.
Quando entro da Equitalia ho la sensazione di venire rimessa in riga. La mia vita disordinata, le mie scadenze mancate, le mie sanzioni ignorate vengono esaminate e sistemate.
Come madri avvedute riportano all’ordine le intemperanze dei figli. Fino a qui hai fatto come volevi, sembrano pensare, ora però devi mettere la testa a posto e sistemano le pendenze.
La sig.ra Nicoletta ha i capelli stirati con la piastra e l’aspetto curato di mamma efficiente; in questo momento mette ordine nella mia vita passata, esamina il mio quadro e studia le possibilità, è attenta e concentrata.
Si distrae solo un attimo, vedendo illuminarsi il display dello smartphone, ma solo un attimo. Con delicatezza mi comunica i risultati della ricerca e manda in stampa i bollettini.
Nell’attesa, ora sì che può, controlla il cellulare, sfiora il display e visualizza la notifica di un messaggio da “Massimo mio”.
La sig.ra Nicoletta di Equitalia ha un Massimo suo.
E’ il suo massimo, cioè il massimo che può raggiungere, o un Massimo tutto suo? Il miglior uomo cui può aspirare e quindi un po’ si accontenta, o il suo Uomo solo suo proprio suo?
Se riuscissi a leggere il messaggio potrei scoprirlo, forse, ma la sig.ra Nicoletta non lo apre mica il messaggio di Massimo suo, perché la stampante ha finito e perché, mi sembra, lei si accontenta di sapere che quel messaggio ora sia lì.
Così mi passa i bollettini da sotto il vetro, io temporeggio infilandoli nella cartelletta, dando a entrambe la possibilità di leggere il messaggio, ma lei è austera e professionale, attende paziente che io abbia finito e mi congeda chiedendo “il prossimo?”
Così, esco dalla sede di Equitalia con i miei bollettini nella cartelletta, la mia vita passata più ordinata e una nuova storia da immaginare per tornare subito a volare con la testa ché a me in fondo tutto quest’ordine mi sta un po’ stretto.

5 commenti:

  1. Si era già intuito dai tuoi post che un po' di entropia fa per te. Io invece sono più simile alla sig.ra Nicoletta. Mi basta sapere che il messaggio è lì. Oppure che non c'è.

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  2. :-)
    (io purtroppo mi trovo spesso da questa parte dello sportello)

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  3. Bell'Ape, il Massimo della strategia: la prox ci mettiamo d'accordo e io faccio "il prossimo", così lo leggo io massimo suo, bello assai questo rovesciamento di ruoli che è il vero sale del post, dovevi anche spingerlo oltre, secondo me, organizzargli il finale intorno, piuttosto che chiudere con ordine/disordine.

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    1. quindi ci vediamo da Equitalia
      hai ragione, il finale mi frega sempre, sono ancora un'Ape dilettante

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    2. naa, la falsa modestia è bandita, e un'ape che vola basso rischia di più. Consiglierei anche di aprire un Wordpress, sei più facilmente interconnessa.

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