venerdì 1 febbraio 2013

Donne.


L. ha un modo di fare nervoso e il fisico di conseguenza. Fuma aggrappandosi alla sigaretta e finisce le frasi mentre se ne va. E’ una di quelle tipe che solo per il fatto che ti salutano ti fa sentire speciale. Ha un marito disoccupato, due ragazzine deliziose e una sorella in ospedale da quest’estate, quattro mesi in coma, si è risvegliata un paio di mesi fa. La fase di recupero è la più dura, L. lo sa bene, sta con lei prima di entrare al lavoro e dopo aver preso le figlie a scuola. Le tocca insegnarle di nuovo a vivere.
V. è una stronza di prima categoria, ha un figlio insopportabile che tra un paio d’anni sarà da comunità di recupero. E’ lo stereotipo della cafona, mi chiedo se abbia conosciuto suo marito a Uomini e donne, e mi rispondo di no, solo perché persino in televisione fanno una certa selezione.
C. viene da lontano e parla perfettamente l’italiano. Ha una bimba con gli occhi da principessa e un marito innamorato; mi ha regalato cinque uova delle sue galline, una manciata delle sue spezie e mi ha spiegato come si cucina lo stufato, al suo paese.
G. aveva un negozio che ha dovuto chiudere, allora ne ha aperto un altro e ora vende vestiti usati. Hanno provato, lei e la cognata, ed è andata bene. La cognata assomiglia tantissimo a Rossy De Palma e dice sempre che vuole partecipare a Miss Trans, almeno è sicura di vincere.
E. è allegra per dna, non c’è verso di vederla arrabbiata. Ha una parola simpatica per tutte e un figlio per ogni uomo che ha avuto; ad ognuno dei suoi figli ha regalato un nome improbabile, una buona dose di senso dell’umorismo e una spiccata avversione alle regole.
N. non ne voleva più di figli, perché i primi due erano nati speciali. Così quando è rimasta incinta ci ha pensato qualche secondo, poi si è detta proviamo di nuovo e ora si sorprende del nuovo venuto ogni minuto, perché è speciale pure lui, come tutti i figli.
T. fa la psicologa e due figli grandi, ormai. Ha occhi vispi, la gestualità da attrice e un tono di voce rassicurante; spesso si chiede com’è che anche tra chi ha le carte giuste ci sia qualcuno che non sappia giocare mani vincenti. Così aiuta a vedere il gioco, non sopporta le occasioni sprecate.

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