A Oporto la notte di São João succede una cosa magica. Ora, io
lo so che siamo a dicembre e San Giovanni è a giugno e non c’entra niente. Ma è
un po’ che ci penso e stasera lo racconto.
A Oporto la notte di São João succede una cosa magica, la città
è in festa e le strade sono sature di persone, le vie profumano di basilico,
sarde arrosto e cipolle alla griglia. Da qualunque parte ti giri vedi persone
che ridono e si prendono a martellate. Sono tutti armati di martelli di gomma
con il fischietto e si martellano la testa a vicenda. Creano corridoi di
martellatori e per attraversare la piazza devi passare in questi corridoi e i
martellatori ti martellano. E’ così.
C’è
un putiferio inaudito e folla stipata e caos, fischietti e martelli.
Poi
c’è il silenzio, è un silenzio improvviso, cresce tra i martelli che smettono
di picchiare, è un silenzio fatto di mille e mille fiati sospesi, occhi attenti
e bocche socchiuse.
A Oporto la notte di São João succede una cosa magica. Palloni
di carta velina si gonfiano al calore delle candele. Accendi la candela alla
base del pallone e poi te ne stai lì, a tenere la carta velina facendo
attenzione che la fiamma non la bruci. All’inizio il pallone è pesante e lo tieni
sollevato e fai pure fatica, poi l’aria all’interno si scalda e il pallone diventa
leggero, senti che vorrebbe volare ma ora lo devi trattenere. Non puoi
lasciarlo andare così, se non è ancora gonfio, non ancora pieno, non ancora abbastanza
leggero. Ma è sempre più difficile tenerlo perchè lui si sente quasi pronto e
vuole volare.
E’
questo il momento in cui la folla tace e il silenzio sale, quando il pallone è
quasi pronto ma non ancora, quando è più alto il rischio che prenda fuoco,
perché ormai la candela ha una fiamma altissima e anche una lieve brezza può
farla impazzire.
In
tutto quel silenzio capisci che lo devi lasciare, che non lo trattieni più, allora
ritrai la mano e lo lasci andare e mentre si solleva, il silenzio diventa un
sospiro sospeso, poi un sorriso, poi un applauso e tanta emozione.
Gli
abitanti di Oporto dicono che i palloni di carta velina sono i tuoi sogni, che
puoi trattenere finchè sono pesanti, ma quando diventano leggeri devi farli
volare via.
ringrazio marianafeijo che mi ha permesso di usare la foto, che ho preso qui:
http://ofsplendourinthegrass.wordpress.com/2012/06/24/s-joao-porto-5/
ringrazio marianafeijo che mi ha permesso di usare la foto, che ho preso qui:
http://ofsplendourinthegrass.wordpress.com/2012/06/24/s-joao-porto-5/
Mi è piaciuto molto leggere il tuo post. Guardare la notte di São João attraverso gli occhi di un straniero :)
RispondiEliminaOporto è una città speciale. Grazie del commento, e ancora grazie per la foto
Eliminabel quadro caliente, sospeso tra cielo e terra. A Oporto avrei dovuto passare con stop a fine anno, sulla strada di Madera. Il mio viaggetto è finito nel gorgo del downshifting obbligato. Sarà per un altro anno :-)
RispondiEliminanon viaggio molto perché ormai mancano le possibilità, ma nei miei viaggi immaginati torno spesso qui. Ogni strada è un mondo, ogni salita una sfida, ogni angolo un quadro.
Eliminanon ti deluderà :D
Che bello. Mi sembrava di sentirlo il rumore indistinto della folla. E l'odore di lungofiume, di sarde e di basilico.
RispondiEliminaGrazie :-)
Eliminaa rileggerlo ora che è passato del tempo da quando l'ho scritto mi sembra talmente naïf...