Sabato, giorno di posta e di spesa; prima la posta ché Equitalia c’è, e ti uccide con l’onda, e poi la spesa ché dopo Equitalia lo shopping compulsivo non è più possibile, ma un salto alla Coop me lo permetto.
Deserta. Non ci si crede, la posta è deserta. Prima
di me solo un’anziana signora, che mi aveva sorpassato con scatto inaspettato
proprio sulla porta.
“Ma tanto non c’è nessuno, mica ci scanniamo,
giusto?” domanda fiera della pole position davanti allo sportello.
“Non ci scanniamo perché non c’è nessuno, altrimenti
ci saremmo graffiate” le rispondo ammirata per la velocità di spostamento.
Così aspetto che abbia fatto, l’anziana signora
scattante che solo per questo merita la mia simpatia. Lei si sbriga e
andandosene mi sorride “Auguri per la sua vita” e mi è sembrato un saluto
proprio carino. Come cambia tutto, alla posta, quando è deserta.
Sul cartellino appeso alla maglia dall’altra parte
del vetro c’è un bel nome, Rosine Mireille. Rosine indossa un copricapo, una
specie di turbante blu, niente capelli lì sotto e niente sopracciglia, il viso
è proprio magro, gli occhi sono segnati ma lo sguardo è attento. Io pago, ringrazio,
osservo e penso che forse sta guarendo, se è tornata al lavoro, Rosine. Ti giro
il saluto appena ricevuto.
Il ragazzo del banco degli affettati ha un viso
indimenticabile, come un ritratto di Picasso del periodo cubista, e ha una voglia
di chiacchierare che spiazza.
“Se poi ha bisogno di qualcosa di particolare per l’aperitivo,
può aggiungere qualche fetta d’arancia e un po’ di aceto balsamico”, ma la
signora non s’entusiasma. Mannaggia, sono arrivata a discorso iniziato e mi
sono persa gli altri ingredienti.
Quando è il mio turno mi spiega perché l’arrosto di
tacchino al banco costa più di quello confezionato.
“Questo vede” e mi mostra l’arrosto picchiandoci
sopra con la mano aperta “è grosso, lo fanno con il tacchino maschio, è più
pregiato. L’altro è piccolo, è fatto con la femmina e costa meno per questo.
Serve altro?”
Mentre me ne vado sta già spiegando al signore dopo
di me come fanno il lardo di Colonnata.
Tutto quest’entusiasmo per il lavoro di banconiere
alla Coop lo trovo lodevole, e non so, sembra quasi gli sia stato trasmesso dal padre. Magari aveva una macelleria tutta
sua, o un piccolo alimentari qui, in paese. Quando torno in zona per pagare,
ancora racconta, allargando le braccia come a far segno grande così o per
abbracciare il mondo, davanti a una coppia di trans che lo osservano in
silenzio.
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