Sono tutte belle le ragazze del tavolo accanto, parlano fitto
a gruppi di tre come nel cenacolo; hanno capelli lucenti, sguardi ridenti,
sorrisi smaglianti nei loro vent’anni.
Ma la rossa sta una spanna buona sopra le altre.
Ha dita affusolate che muove con grazia sfiorandosi il collo
da cigno, la pelle chiara e tiene le spalle aperte e la schiena dritta. Niente
smalto, né trucco, anelli o collane, né vestiti appariscenti. Sta seduta a quel
tavolo fiera ma non altera. Sgrana gli occhi parlando con la sua vicina, le
avvicina il viso come a dirle un segreto poi si sposta di nuovo indietro
ridendo, e quando ride solleva il labbro superiore ma solo un pochino e
arriccia il naso in una smorfia felina.
Tiene i suoi splendidi capelli color rame raccolti in una
lunga coda di cavallo che le si riversa sulla spalla, coprendole un seno. La
sua vicina parlando le accarezza la coda portandola sulla schiena e lei con un movimento
delicato della testa la riporta dov’era prima, sulla spalla a coprirle il seno.
Non alza la voce, non ride sguaiata, non si atteggia, nessun
suo gesto appare studiato. Muove le mani da pianista suonando l’aria davanti a
sé e sembra quasi che parlino; osserva le sue amiche e alza lo sguardo sulla
sala solo per pochi istanti, con occhi nocciola fermi e orgogliosi, poi torna a
guardare le sue compagne, studia il menu, solleva il bicchiere di coca tenendo
le dita ben allineate e beve, stirando il collo e deglutendo con un lieve
sussulto della gola.
Pare la regina degli elfi o una divinità celtica o Nicole Kidman,
anche se il paragone con un personaggio reale smaterializza
il quadro etereo che ho davanti.
Rimango ad osservarla chiedendomi quanto sia pesante
portarsi addosso una bellezza di tale proporzioni, ma la rossa è talmente leggera
che potrebbe volare via, in questo stesso istante.
La stessa leggerezza e bellezza del tuo scrivere.
RispondiEliminaarrossisco
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