Lui, il genovese che incontro ogni tanto per qui, mi saluta con entusiasmo, davanti al banco delle verdure.
E' preoccupato il genovese, perchè nell'ufficio dove lavora, a Firenze, fino all'anno scorso erano 19 e ora sono 2, e in due si fa fatica a seguire le cose.
E' preoccupato il genovese, perchè nell'ufficio dove lavora, a Firenze, fino all'anno scorso erano 19 e ora sono 2, e in due si fa fatica a seguire le cose.
E lavora per la Sovrintendenza, a Firenze. Mica per boh
l'azienda che piega le scatole di cartoncino per le confezioni del
kinder brios. La Sovrintendenza di
Firenze. Che un mese fa non riuscivano a farsi arrivare il gasolio per
non so quale macchinario e che la fornitura del gasolio della
sovrintendenza è tutta in mano ad una società di figli di e cognati di
che fanno i prezzi che vogliono loro e soprattutto i tempi che vogliono
loro.
Mi dice che ha un amico all'Ospedale del Lido, un pezzo
grosso, e che la chiusura del presidio Versilia è prevista per il 2014.
"Hanno già firmato" mi dice, e io non so bene cosa ci sia da firmare per
chiudere un ospedale aperto nel 2002 e con non ho idea quanti posti
letto, ma grande, usti se è grande.
"Resterà attivo solo il servizio
privato" mi dice e da bravo genovese si preoccupa di chi potrà pagare le
prestazioni private, che qui non lavora più nessuno, "per le
prestazioni pubbliche bisognerà andare a Massa, che il primario è
inquisito".
La gente attorno a noi temporeggia e si sofferma davanti alla bilancia delle verdure, e allunga le orecchie e ascolta quello che il genovese mi sta raccontando, mentre si tocca i capelli impomatati e si sistema la sciarpa leggera intorno al collo, e quel signore lì, con le bietoline sul piatto della bilancia, mi sembra addirittura preoccupato e ormai ha smesso di far finta di pesare le bietole e ascolta pure lui.
Mi dice il genovese che ogni tanto torna a Genova, che la città è morta, ogni giorno c'è una manifestazione, che i negozi sono chiusi e che le strade sono deserte, "sono andato dal medico" mi dice "e scusa il termine, ma c'erano solo anziani. i giovani non ci sono più".
Io il termine glielo scuso perchè sono una persona tollerante, e non ho capito bene la sua preoccupazione di trovare solo anziani dal medico, però il genovese è allarmato.
Gli dico "eh, anch'io ora son ferma e boh, non lo so mica" e lui "dai ora goditi il Natale e poi ci pensi, che l'importante è stare bene e le tue bimbe le vedo che stanno bene" e mi tocco i coglioni immaginari e lo saluto, con tanto entusiasmo anch'io, che il genovese è sempre sorridente, malgrado il tono della conversazione.
Io torno dalla coop con tutto questo carico di buone notizie e tra un "vendesi fondo commerciale" e un "liquida tutto per cessata attività" la preoccupazione mi viene pure a me, che sono una persona positiva e ottimista.
E non ho idea di come calcolare quello che mi ha raccontato il genovese, ma sono certa che quando girano questi stati d'animo non servono i calendari maya per capire che abbiamo un enorme raudo piantato nel di dietro, pronto ad esplodere.
La gente attorno a noi temporeggia e si sofferma davanti alla bilancia delle verdure, e allunga le orecchie e ascolta quello che il genovese mi sta raccontando, mentre si tocca i capelli impomatati e si sistema la sciarpa leggera intorno al collo, e quel signore lì, con le bietoline sul piatto della bilancia, mi sembra addirittura preoccupato e ormai ha smesso di far finta di pesare le bietole e ascolta pure lui.
Mi dice il genovese che ogni tanto torna a Genova, che la città è morta, ogni giorno c'è una manifestazione, che i negozi sono chiusi e che le strade sono deserte, "sono andato dal medico" mi dice "e scusa il termine, ma c'erano solo anziani. i giovani non ci sono più".
Io il termine glielo scuso perchè sono una persona tollerante, e non ho capito bene la sua preoccupazione di trovare solo anziani dal medico, però il genovese è allarmato.
Gli dico "eh, anch'io ora son ferma e boh, non lo so mica" e lui "dai ora goditi il Natale e poi ci pensi, che l'importante è stare bene e le tue bimbe le vedo che stanno bene" e mi tocco i coglioni immaginari e lo saluto, con tanto entusiasmo anch'io, che il genovese è sempre sorridente, malgrado il tono della conversazione.
Io torno dalla coop con tutto questo carico di buone notizie e tra un "vendesi fondo commerciale" e un "liquida tutto per cessata attività" la preoccupazione mi viene pure a me, che sono una persona positiva e ottimista.
E non ho idea di come calcolare quello che mi ha raccontato il genovese, ma sono certa che quando girano questi stati d'animo non servono i calendari maya per capire che abbiamo un enorme raudo piantato nel di dietro, pronto ad esplodere.
Nessun commento:
Posta un commento