lunedì 10 dicembre 2012

L'immaginazione al potere


Telefono al delegato Inarcassa dell’Ordine di Lucca. Devo sapere come comunicare la mia cancellazione dall’ordine e richiedere il saldo del dovuto.
La prima parte della telefonata è tecnica, cosa scrivere sulla raccomandata e quali documenti mandare, racconto la mia situazione in cerca di solidarietà, ormai parlo anche con i rospi in letargo ipogeo del giardino. Lui mi dà la sua solidarietà, che oggi la solidarietà non si nega a nessuno, mi dice di tener duro.
Io visualizzo Vauro, per il modo di parlare, la cadenza e l'acuta ironia velata di cinismo.
Scatta qualcosa nella coscienza del mio interlocutore, e il tono della telefonata vira a sinistra, ma la sinistra quella vera, rivoluzionaria, del parlar fuori dai denti, di quinto potere o del quarto stato riveduto e corretto.
Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più! è la summa della conversazione che segue.
“Per quello che mi riguarda sarebbe anche il momento di incazzarsi” mi dice e scioglie l’atteggiamento sobrio del ruolo istituzionale, lasciando uscire il malessere di chi ne riceve una ogni mezz’ora, di queste telefonate, manco fosse il centro ascolto architetti depressi.
“Siamo 160.000 architetti, quasi tutti in queste condizioni, sarebbero 160.000 cartelli e bastoni alzati e facce incazzate, 160.000 laureati, professionisti dequalificati, progettisti retrocessi a burocrati o disegnatori, 160.000 belle teste cresciute per creare cultura e ridotte a combattere per la sopravvivenza che urlano al vento la loro intenzione di lotta”.
Mi cita Chomsky e poi aggiunge “io con il mio bastone da passeggio sarei in prima fila”, regalandomi l’immagine di un Vauro architetto con il paletot e il passo risoluto che sfila davanti a Montecitorio, manifestando sobria incazzatura accompagnata da giovanile entusiasmo rivoluzionario.
L’immaginazione rimane un porto rassicurante dove attraccare una zattera.
Vado a scrivere la mia A/R e a immaginarmi un mondo migliore.

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