martedì 1 maggio 2012

Sull'architettura, un po'

L’architettura è tra le arti quella maggiormente rimaneggiata, o meglio quella che subisce il maggior numero di rivisitazioni nel corso della sua storia. Questo per la sua natura, quella cioè di non-arte. Una “fabbrica” deve stare in piedi, deve assolvere una funzione e deve dire qualcosa.
La fabbrica nel tempo va deteriorandosi e quindi è oggetto di manutenzione (deve stare in piedi), di ristrutturazione o restauro (deve assolvere una nuova funzione), di restiling (deve dire qualcosa).
E questo è nella normalità delle cose, si rifanno continuamente facciate degli edifici, si ristrutturano appartamenti o interi palazzi, si immettono nuovi impianti urbani.
Ciò che noi vediamo oggi dell’architettura storica è il frutto di questo processo continuo di rimaneggiamento della fabbrica. Il colore è il primo a partire ed è uno degli elementi dell’architettura che maggiormente subisce l’idea di “originale” comunemente condivisa: il bianco non è il colore dell’architettura rurale, questo me lo faccia rosa, che prima era un fienile (i famosi fienili rosa dell’architettura rurale toscana, perchè ovviamente se il fienile fosse in lombardia allora sarebbe necessariamente giallo)
Insieme alle finestre, cioè il “vuoto”, che non a caso rientrano nei cinque pilastri dell’architettura. Ma su questo argomento mi astengo.
Quindi ciò che vediamo oggi è l’interpretazione di quello che si considera “la forma originaria della fabbrica”, cioè clamorosi falsi.
Ad Oporto hanno mantenuto le facciate di tutta la cortina edilizia di rua Cima do Muro e sfondato gli interni, per ricostruire unità abitative in cemento più funzionali senza modificare l’aspetto esteriore e il rapporto con la città: un falso. Se ci capiti è fantastico; io che li ho vissuti prima che li distruggessero, li piango.
La piazza dell’orologio a Praga sembra la mazzetta dei colori pantone, e io di architettura ceca non ne so niente, ma mi sembra inverosimile che prima avesse tutta quella varietà di colori: una bella cartolina per turisti.
Molti dei fregi e delle decorazioni delle architetture del 500 italiane sono stati integrati con altri materiali, ricostruiti dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, il Castello Sforzesco non è sforzesco manco per il cazzo perchè l’hanno rifatto il Beltrami e il Filarete nell’Ottocento e così via.
Naturalmente ci sono esempi di “buon restauro” e di “cattivo restauro”, di restauro filologico accettabile e di restauro conservativo talebano, ci sono cattivi restauri necessari e buoni restauri sopra le righe. 
Quello che vediamo oggi è l’immagine di quello che pensiamo fosse ieri.
Il nostro rapporto con l’architettura storica è una meravigliosa metafora del nostro rapporto con noi stessi.

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