venerdì 1 marzo 2013

Bolle e moccoli



Nove di mattina, l’aria è ancora fresca, il mare è una tavola. Sulla sponda del canale una fila di pescherecci.
La giornata deve essere andata bene; i pescatori stanno ancora liberando dalle reti le ultime cicale o lavano il ponte con la canna dell’acqua, sebbene smoccolando.
“Ora guarda se ci deve volè’l bianco ponte a’pescherecci” e ne deduco che per legge il ponte del peschereccio d’essere pulito, portato al bianco, una volta scaricato il pesce, “mi tocca ripassacci cento vorte, pulito ‘un ci viène di siùro”. Toglilo, il nero di seppia e la sugna dei cavi, dalla vetroresina del barchino.
Razze, cicale e gamberetti, qualche gallinella e triglie di fango, sdraiate sul ghiaccio. Le donne hanno disposto il pescato nelle cassette di polistirolo e urlano i prezzi, gli anziani commentano merce e costo, le mogli contrattano e i clienti discutono, c’è chi conta gli spiccioli e “via, se ’un c’arivi co’ssoldi ci si rifa’ la prossima vorta”, incartando nel giornale la paranza per il fritto o la zuppa.
Faccio qualche scatto a un banchetto, l’uomo del pesce con il viso simpatico e gli occhi azzurri mi domanda se è venuto bene, così gli mostro la foto.
“Mi chiamo Pierluigi” porgendomi la mano, che stringo: usti se è ghiaccia.
Serve una signora anziana che si lamenta perché ha dovuto aspettare, perché il pesce non è bello, perché costa troppo, perché non è quello che voleva lei. Ha un tono che farebbe innervosire Sai Baba e anche un po’ Pierluigi, il pescatore galante.
Pierluigi pesa il pescato con una bilancia di ferro, di quelle con un braccio solo e un grande piatto appeso. Sposta il contrappeso fino all’equilibrio, la signora mugugna e lui aggiunge un nasello.
“Questo glielo offro io. Lo faccia al vapore, è buono anche così” e mi strizza l’occhio. Ma la signora non è soddisfatta, sta per tirare un moccolo poi si blocca.
Un ragazzotto calvo, alto e grosso ha appoggiato due secchi a terra accanto a lei. Ha i jeans lisi e una maglia a righe bianche e rosse, come un gondoliere.
Con un movimento lento porta il braccio dietro, oltre la testa ed estrae dalla maglia, come fossero frecce da una faretra, una coppia di bastoncini lunghi e sottili collegati da una corda alle estremità. Tenendoli uniti, abbassa i bastoncini fino a far sparire la corda nel secchio. Poi li solleva, allarga le braccia e imprime loro un movimento rapido alternato, circolare. Dalla corda prende vita un'enorme bolla di sapone che si solleva verso l’alto.
D’incanto, il silenzio.
Pescatori,  pensionati, Pierluigi e signora brontolona, tutti si fermano con i cartocci del pesce in mano, ad osservarne le evoluzioni. Dapprima informe la bolla ondeggia, si schiaccia e si espande, infine diventa una sfera perfetta. E’ così grande che sembra pesante ma continua a salire, poi entra in un vortice, accelera ed esplode contro un lampione.
Pescatori,  pensionati, Pierluigi, signora brontolona ed io ci voltiamo verso il ragazzotto. Lui ripete il gesto e crea una nuova bolla, la lascia appesa un istante alla corda grondante acqua saponata, la libera e lei parte per un nuovo volo.
La signora la guarda scomparire oltre il palazzo, poi tira il moccolo rimasto sospeso, prende il pesce e se ne va.

2 commenti:

  1. gran bel finale, un filino meno sintetica qui, quasi che..fammi vendere questo pescetto scontato, dai, è la prima volta che mi capita con l'ape, fosse mio il trip proverei a rieditarlo appena.

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    1. ci pensavo stanotte che fosse troppo lungo (!) ma era nato per andare da un'altra parte. poi sono stata sventata e l'ho infilato qui lo stesso. oggi faccio i compiti e lo strizzo

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