lunedì 12 settembre 2011

Ecco, finita.


Non ricordo un ultimo giorno di vacanza con il brutto tempo.
Magari aveva piovuto per tutta l’ultima settimana, e la temperatura si era abbassata e bisognava cominciare a coprirsi un po’. Si aspettava che smettesse il temporale per poter andare in bicicletta nelle pozzanghere, o per andare a vedere il mare mosso e a sentire il libeccio sul viso. O si andava Viareggio in motorino, da Blue Point a comprare le cavigliere che presto non avremmo più potuto portare perché davano fastidio con le calze, o si andava al mercato a cercare i pantaloni di velluto, che in quella bancarella dove si serviva nostra madre i prezzi erano ottimi e ci vestiva tutte e quattro con poco. Si cominciavano a smontare il tavolo del giardino e a riporre le sedie e si svuotava la cabina. Le pulizie, le valigie, il gatto,  i vocabolari di latino e greco e le versioni rimaste da fare per gli esami di riparazione.
Ma l’ultimo giorno, quello prima della partenza, è sempre stato bel tempo.
L’ultimo bagno, l’ultimo gelato, l’ultimo gioco o l’ultimo bacio, le ultime conchiglie, l’ultimo aperitivo, l’ultimo tramonto, l’ultimo sguardo al mare.
Poi, il giorno dopo, l’autostrada.

Ecco, oggi è l’ultimo giorno di vacanza, ma non sarò io a partire. Partiranno gli altri.
Se vivi in un posto come questo, vicino al mare, la partenza degli altri la aspetti per tutta l’estate. Torni ad essere padrone delle strade, dei bar, del mercato, del molo e del lungomare. Sai che l’inverno che arriverà non sarà rigido, e la possibilità di andare sulla sabbia a passeggiare ti fa sentire speciale.
Certo, magari non lo fai perché la vita è la stessa per tutti, dura. Però potresti.

Eppure non vedi l’ora che gli altri tornino, così, per sentirti un po’ al mare anche tu.

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