sabato 17 settembre 2011

Bellissima

Giro in bicicletta in pineta e gelato alla rotonda. Al primo sole è praticamente un obbligo, sono quei rituali che è bello reiterare.
Di fronte alla gelateria c’è l’Hotel Turandot, tre stelle, l’unico hotel sulla Marina di Torre del Lago.
Di fronte all’hotel c’è la scalinata, e sulla scalinata un grumo di pizzi e guêpière, penne di struzzo, trampoli e french nails disordinatamente in coda. E’ tutto un chiacchiericcio, un osservar l’altrui, e un certo fremere contenuto.
In cima alla scala, a lato della porta a vetri, una ragazza in tuta grigia, walkie talkie e cartelletta, smista la varia umanità assiepata. Fa un cenno al tipo alto e calvo con l’auricolare che le sta di fronte e il tipo ne fa entrare due, una dark lady e una supertrans. La variazione di densità sulla scala provoca qualche riposizionamento con conseguente malcontento. Ma il tipo alto e calvo ripristina la condizione di ordine.
Altro cenno, altra coppia.
"Chi sono mamma?"
"Si direbbe un casting"
"Sì, per una scena di un film che devono girare al Frau", ci informa l’omino della gelateria.
Ci mettiamo sedute al tavolo fuori, il Pericolo Biondo si cosparge di cioccolata la maglietta, Acqua Cheta ed io osserviamo l’evolversi della situazione.
Un casting. Qui, ora. Questo è un segno del destino. Ora finiamo il gelato e le porto là, saliamo i gradini facendoci strada tra la folla e guadagniamo la pole position, la ragazza con il walkie talkie vede le mie bambine e rimane folgorata. "Presto entrate" ci fa "stiamo proprio cercando due bambine per un film che andrà in produzione quest’estate". Figata, così non devono neanche saltare la scuola. Allora entriamo e il responsabile del casting le vede e dice "perfette". Un futuro nel cinema, per le mie belle perle. Sì, è proprio un segno del destino.
Intanto la ragazza ha chiuso il casting e i rimasugli se ne vanno strascinando per strada la propria delusione.
Poco male, vorrà dire che avranno più attenzione per le mie perle, ora. Certo la maglietta al cioccolato non è il massimo, ma rende tutto spontaneo, imprevisto.
"Andiamo a vedere mamma?"
"Va bene cara, finite il gelato"
Come una Nannarella contemporanea, le prendo per mano e attraverso la strada. Mi ci vedo nella parte, con le borse sotto gli occhi, i capelli spettinati e le creature al mio fianco. Cammino, con la schiena dritta e il passo deciso. Raggiungo la scala, saliamo.
"Le bambine erano curiose di vedere dentro che c’è".
"Come vi chiamate? Che bei nomi! Allora, vi spiego: qui stiamo cercando delle comparse per un nuovo film italiano che uscirà a settembre e dobbiamo girare una scena a Torre del Lago, nella discoteca Frau. Ah, ma và? E quella accanto al bagno dove andate con i nonni? No signora, è alla sua prima regia, non credo che lo conosca. Gipi, un autore di comix".
Le mie bertuccine sono annichilite: dentro, davanti alle petineuses, tra nuvole di lacca e brillantini, stanno finendo l’acconciatura a una stangona sui trampoli, infilando la guêpière nera alla supertrans e spandendo il rossetto nero sulle labbra di Morticia Addams.
Le comparse sono pronte, la supertrans mi passa vaporosa accanto con i suoi due metri buoni tacco incluso e sul viso di Acqua Cheta si dipinge un’espressione di sgomento.
Sono sicura che Nannarella non si è mai trovata a dover dare delle spiegazioni così impegnative.

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