Da ieri
sera ho in mente “You can’t always get what you want” dei Rolling.
Da quando ho visto Il grande Freddo, è la musica che associo
a questo genere di occasioni, i funerali. Così la canto percorrendo i tapis
roulants della stazione e aspettando Ugo che mi passa a prendere al capolinea della
42.
You can’t always get what you want, mentre divaghiamo in
macchina, per non pensare troppo a quello che andiamo a fare, e mentre
litighiamo con il navigatore e cerchiamo parcheggio e ci incamminiamo lungo il
marciapiedi.
You can’t always get what you want, mentre ci fermiamo al
bar accanto alla chiesa, e mangio il toast perchè non ho ancora mangiato e bevo
una coppetta di prosecco perchè ce n’è di bisogno.
You can’t always get what you want, mentre ora sì che parliamo
di Betta, che mancano 5 minuti all’inizio della cerimonia, e poi vediamo Elena
e Giovanna passare davanti alla porta del bar, entrano e ci abbracciamo allora
sì che scoppiamo a piangere.
You can’t
always get what you want
A messa ci vado ormai solo in queste occasioni ma il rito lo
so a memoria, dopo 15 anni passati ad ascoltarlo 52 volte all’anno l’ho
imparato persino io, e durante l’omelia, ora come allora, non c’è verso di
seguire il discorso dell’officiante e vaga il pensiero, vaga.
You can’t always get what you want, non la intona il coro delle
ex ragazze amiche mie, ma è come se la intonasse, perchè quando parte il canto
alla comunione mi si stringe la gola e mi manca il fiato. Il suono di quelle
voci si diffonde con l’acustica tipica della chiesa e mi scaraventa in un’altra
chiesa e in un altro tempo, una madeleine sonora sorprendente.
Volti e nomi mai dimenticati di una giovinezza mai sepolta,
amici e compagni di oratorio del tempo in cui gli oratori erano centri di
aggregazione. Io sono qui, in chiesa, in piedi davanti alla panca, li passo in
rassegna tutti. Qualche capello bianco, qualche ruga o qualche chilo in più,
riconosco i volti, di alcuni ho scordato il nome e chiedo: Ugo ma quello?, ah è
vero, si chiama così.
E’ Betta che oggi mi accompagna in questo viaggio a ritroso,
è grazie a lei che rivedo il mio mondo com’era, è stato il suo sorriso a
portarmi qui, e i suoi occhi azzurri e il suo profilo particolare, il suo
incedere mascolino, e la delicatezza femminile dei suoi pensieri.
E’ Betta madre figlia sorella zia moglie amica collega ad
aver portato tutte queste persone qui, ad aver regalato a ognuna una parte di
sé, con un sorriso accanto a una lacrima. E’ lei a venir coperta di fiori
bianchi, salutata con un bacio lanciato dalla sorella e con un tesoro celato in
una scatola da scarpe da sua figlia.
Noi, i suoi amici, non avevamo portato fiori, ma io avevo
portato un pensiero dentro di me.
Tornando alla macchina, che si sa come vanno a finire queste
cose, poi ti fermi a bere perché è una vita (proprio una vita) che non ti vedi
e si approfitta dell’occasione e ci sono i ricordi e le risate tra i singhiozzi
e i “ma tu che lavoro fai quanti figli hai dove vivi?” e i buoni propositi per
il futuro, ecco, in quel momento lì ho detto il mio pensiero.
E’ da un qualche tempo che lo voglio fare, e oggi è il
giorno giusto. Ne parlo con gli altri, Claudia dice subito sì, Ugo Elena
Emanuele Giovanna Alessandro sono tutti d’accordo. Dieci euro a testa, lunedì
passo alla posta e pago con il bollettino.
Il nome di Betta sarà scritto su una tesserina speciale,
perchè Betta, come tante altre ragazze, non c’è più per un motivo preciso, e la
tesserina con il suo nome è la tessera dell’associazione Annastaccatolisa.
You can't always get what you want
But if you try sometime
Well you might find
You get what you need
But if you try sometime
Well you might find
You get what you need
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