domenica 1 gennaio 2012

Cronaca di un capodanno visto dall'altra parte del banco

Per il cenone avevano 25 persone di cui 3 non paganti, in quanto addetti all’animazione postprandiale.

Alle 20 circa si aprono i giochi, e vado al banco. Servo qualche coppetta di prosecco a qualche euforico tardone (mio coetaneo) e cerco di spiegare a una signora pettinatissima che se si chiama “prosecco” vuol dire che è secco e che il “prosecco dolce” non…  va bè, ecco il suo prosecco dolce signora.

Dopo il giro di coppette tutti seduti, con scambio dei tavoli e conseguente riorganizzazione della sala. Ma siamo qui per divertirci lavorando e così ci divertiamo.
La cena corre senza intoppi grazie a quel sant’uomo di mio marito che non perde occasione di mettere ordinatamente in colonna angeli santi e la trinità al completo ma che sa anche cucinare strabene e grazie alla nostra qualificata manovalanza: il Cinquo, studente d’ingegneria che arrotonda come cameriere (un cervello rubato a questo mestiere, sostiene il sant’uomo), Carlà la sua volenterosa fidanzata palermitana fuori sede, e Filippino, il nostro ottimo pizzaiolo.

Appena cacciata in gola l’ultima lenticchia scatta la mezzanotte. Pim pum pam evviva evviva buon anno Maracaibo taratatatà mare forza nove.
Averlo saputo gli avrei fatto pagare il cenone.
Ma è solo l’inizio, poi la programmazione svolta al reagge, purtroppo.
Scopro che il reagge è finalizzato a cacciare i tardoni, che infatti se ne vanno semi istantaneamente.
Usciti i tardoni viene rilasciata deroga al divieto di fumo, quindi si formano le catene di montaggio delle canne e in breve sembra di stare in Utrechtstrasse. In capo a mezz’ora la sala è nebbiosa e profumata.
Si passa al roots. Ora, il roots non è male, giusto appena un po’ ripetitivo.
Se stai dietro il banco non puoi fare la faccia di quella che avrebbe preferito i chemical bros, e siccome dietro il banco faccio poco perché cocktail e long drink li prepara il sant’uomo, che è il suo mestiere, finita la scossa di caffè e amari mi dedico a lavare i bicchieri, alle birre, alla danza e all’osservazione.

Intanto osservo  mio marito che tra un mojito, un negroni (s/cannuccia) scatta foto e riprende la situazione dal banco: dj, avventori, tacchi 12 e culi sprecati delle ragazze presenti.
Poi osservo le ragazze presenti. Avendo il tacco 12 non tutte ballano. Sono carine ma senza esagerare, la bellezza dei loro 24 anni circa, ragazzotte di paese uscite per festeggiare con il fidanzato e gli amici. Saranno una trentina di ragazzi, si conoscono tutti. Il clima è allegro senza eccesso, nessuno cerca la briga, nessuno apre lo spumante inondando la sala, nessuno chiede al dj mi metti aeiouy, nessuno balla la lap dance.

Nico è un atleta, fa triathlon. E’ alto e ben messo e ha la barba sfatta. Alle nove meno un quarto aveva già l’occhio ribaltato dal sonno. La sua ragazza è abbondante, rumorosa e goffa. E’ quella che rovescia sempre l’ultima bevuta sul banco quando si sta per chiudere. Balla ride canta e ogni volta che incrocia lo sguardo del suo uomo semiaddormentato, gli si butta addosso e cerca di infilargli la lingua in bocca. Lui puntualmente schiva. Tipa, non sta a me dirlo, ma non la vedo una storia con un futuro, la vostra.

Chicco si è finalmente tagliato i capelli, ora è molto fashion e batte il cinque in continuazione, la sua ragazza ha il viso da bambolina e le scarpe più belle della serata. Ha concesso la liberatoria a mio marito. Il destinatario dell’sms ha molto gradito e dovrebbe ringraziarmi per il nulla osta.

C’è uno molto simile a Lindo Ferretti che rimane nella medesima posizione tutta la sera, seduto sul tavolo accanto alla finestra come un’inquietante sagoma di sé stesso in scala 1:1.
Il Citti produceva il nostro vino della casa, ma la crisi è la crisi e ha liquidato l’azienda. La moglie fa l’avvocato, è vestita come un ferrero rocher in nero e pare sia uno squalo. Infatti è un’ora che lui mi ha salutato e l’aspetta sulla porta e lei balla spensierata.

Il Pelle è il mio preferito. Ha lo sguardo naif ed è pettinato come un’ananas, non si è mai tolto il parka e la kephia. Ha chiesto un “Grande Vodka Tonic” per sé e la sua dolcemetà e ha compilato il modulo per la tessera 2012. Come nota a margine ha specificato: se proprio ‘un lo capite sono briao.
Alla sua ragazza appartiene uno dei culi sprecati. Di solito è pimpante ma il tacco 12 la penalizza. E’ celiaca e per dolce prende le gallette di riso con mascarpone e nutella e chiede sempre di andare in bagno quando ormai è stato pulito e il sant’uomo sta per dare la buonanotte a tutti. Il Cinquo la saluta abitualmente chiedendole sibillino: “ce la fai a stare zitta 20 minuti?”

I djs sono affascinanti di default, è il fascino del mixer. Uno dei due assomiglia a un Pif in carne, l’altro ha una selezione musicale più interessante.  Si danno il cambio e non disdegnano il vinile.
Chiudono la serata con un pezzo che ahimè non conosco ma che conoscono tutti ma proprio tutti. Quindi con sorrisi felici iniziano a sciamare verso casa. Anche il Citti, se dio vuole, riesce a portare via sua moglie.

Il Cinquo barcolla lieto mentre aspira l’ultimo chopito di vodka. Filippino non è riuscito ad individuare il penultimo bicchiere al quale fermarsi e ha dovuto abbracciare la tazza del wc per dare il buon anno anche a lei. Per fortuna la brava Agnese (un nome, una garanzia), sua compagna convivente, si astiene dall’alcool per disinteresse e per amore e così riporta lei a casa la crew al completo.

Sulla strada del ritorno faccio mente locale. Sono le cinque del mattino, io e il sant’uomo abbiamo lavorato 19 ore senza contare gli altri giorni di approvvigionamenti e preparazioni, l’incasso della serata basterà a pagare i ragazzi e una percentuale delle spese vive.
Se non fosse per gli smartphone, il mixer digitale e la musica decisamente contemporanea questa serata avrebbe potuto svolgersi 60 anni fa.
Rifletto sull’immagine mia e del sant’uomo che serviamo ai tavoli sulla terrazza di una locanda a Ostia Lido nello sfascio del dopoguerra carico di speranze e rallento per far passare una famiglia di cinghiali che mi attraversa la strada.

E finalmente guadagno il sospirato letto.

Nessun commento:

Posta un commento