Fummo unanimi nella scelta della frontiera francese per il nostro
rientro in madrepatria, come pure lo fummo nella decisione di giungervi
nell’oscurità.
Ci arrivammo ben oltre la mezzanotte. Noi dame assopite, il cavaliere conducendo il mezzo.
L'improvviso
lampo della torcia all'interno della vettura ci svegliò. Una voce calma
e ferma interrogò il conducente su città di provenienza e d'origine. A
nulla valse l'aspetto compìto del nostro portavoce, assai somigliante al
dott. Macy.
La sommessa risposta “Amsterdam. Milano” apparve come una immediata confessione di misfatto.
Così
fummo cortesemente invitati a uscire dalla vettura, essendo in animo
alle guardie di verificare il contenuto dei nostri bagagli e
dell'abitacolo.
Avevo affinato, nei lunghi anni di
dedizione al vizio, l'arte di confezionare minuscoli pacchettini regalo
utilizzando la carta argentata e il cellophane rimossi all'apertura del
pacchetto di bionde. In questi graziosi pacchetti ero solita racchiudere
piccole scaglie di lieve sostanza stupefacente, avanzi della
sofisticazione di sigarette di monopolio, che poi dislocavo senza
giudizio all'interno della vettura, ora sul cruscotto, ora nelle tasche,
giacchè in periodi di carestia si erano dimostrate utili scorte.
Non
essendovi alcun motivo per sospendere una così soddisfacente attività,
ne avevo colposamente prodotti alcuni esemplari anche durante questo mio
soggiorno nei Paesi Bassi.
Sortiti che fummo dalla
macchina osservammo le guardie procedere alla perquisizione, non senza
un velo di preoccupazione. Il cruscotto fu il punto in cui s’iniziò la
ricerca, e tosto incontrarono sotto cumuli di cartacce uno dei miei
graziosi pacchettini. Affatto sorpresi di fronte alle minuscole
dimensioni, le guardie lo osservarono deliziati e lo aprirono.
"Con
ogni probabilità tale sostanza è proibita nel vostro paese come nel
nostro" fu il garbato intervento della guardia assisa, mentre la eretta
ci scrutava attentamente.
"Siamo perciò costretti a chiedervi di
consegnarci volontariamente il rimanente quantitativo di sostanza, onde
evitare che passiate la frontiera e commettiate un reato
internazionale".
La richiesta era doverosa, e noi affermammo all'unisono di essere sprovvisti di qualsivoglia sostanza illecita.
Alla
nostra risposta le guardie ripresero l’ispezione ed estrassero un
copricapo di lana dalla tasca della portiera del passeggero anteriore.
Al
suo interno una pallina di stagnola, nella quale la giovane amica aveva
riposto, a nostra insaputa, piccole quantità di ogni singolo tipo di
verzura sperimentato durante il soggiorno, per farne dono al fidanzato
che l’attendeva in Italia.
Il loro atteggiamento si fece severo e
dichiararono che avrebbero richiesto ausilio all’unità cinofila, vista
l’insincerità della nostra precedente affermazione.
Non
eravamo dediti al commercio internazionale, essendo professionisti nel
sublime mestiere dell’architettura, ma nei giorni di studio
trascorsi nella capitale olandese avevamo deciso seppur timorosi di
portare con noi una modica quantità.
Circa 30 grammi di eccellente Super skunk, custodita in una bustina trasparente.
Essendo
il dott. Macy persona rispettabile nell’aspetto ma inquieto nell’animo,
e la mia compagna una fanciulla poco più che maggiorenne, optai per
farmi corriere della voluttuaria merce. Non ero mossa da alcuna
intenzione eroica, perciò decisi che non lo avrei celato in alcun
orifizio, bensì in posizione più consona, all’interno delle tasche dei
pantaloni, lasciandomi la possibilità di estrarlo e buttarlo
all’abbisogna.
Alla luce abbagliante dei riflettori e con la mano
stretta come una morsa attorno al preoccupante fardello, sentii
distintamente l’afrore mieloso del suo fragrante contenuto solleticarmi
le nari. E distinsi in lontananza un elegante esemplare di boxer al
guinzaglio dell'istruttore.
Mi trovai nella piena impossibilità di
qualsiasi azione, così mantenni la mano in tasca e l’espressione fissa,
convertendomi in statua di sale.
Il cane giunse nei nostri pressi
e ci annusò con perizia, sotto la supervisione austera delle forze
dell’ordine. Amichevole scondinzolò, per quanto gli fosse possibile data
la coda assai ridotta, quindi si volse al padrone che lo riportò verso
l’ufficio non prima di un cenno del superiore.
Nessuna penosa
conseguenza per il nostro illecito quanto incauto agire, ad esclusione
di un fermo rimprovero, com’era ovvio in tal circostanza. Pentiti e
vergognosi rientrammo nella vettura e ci rimettemmo in viaggio,
abbandonando l'ansia e la terra di Francia.
Civile è il paese in cui è permesso ai cani di compagnia di rimanere accanto al proprio padrone, financo sul posto di lavoro.
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